La comunità scientifica celebra il 29° anniversario dalla nascita del primo sito web, Era il 12 marzo del 1989 quando l’informatico e fisico britannico Tim Berners-Lee presentava le basi teoriche della ricerca sul cosiddetto “ampio database ipertestuale con link”, presentandolo all’European Organization For Nuclear Research (CERN) di Ginevra, dove Berners-Lee lavorava e dove venne utilizzato il computer con il primo server della storia del web.
In 31 anni il web ha preso traiettorie evolutive che sembravano impensabili per chi lo immaginava come un grande ipertesto ed è diventato rapidamente una, se non la principale, piattaforma della società contemporanea, ora gestita da un consorzio, fondato dallo stesso Berners-Lee, il World Wide Web Consortium, con sede al Mit. È però nel centro di ricerca al confine tra Svizzera e Francia che internet ha iniziato a diventare il web, grazie anche alla scelta del Cern di rendere disponibile liberamente il codice della creazione di Berners-Lee, affinché fosse accessibile al numero più alto possibile di persone.
i primi utilizzatori furono istituzioni di ricerca e dipartimenti universitari come il Fermilab e lo SLAC. Nell’aprile 1993 il CERN concesse l’uso del World Wide Web a chiunque, senza necessità di pagare i diritti, innescando un’esplosione nel suo utilizzo. Nel gennaio 1993 c’erano cinquanta server web al mondo; nell’ottobre erano più di cinquecento.
I primi siti web avevano sia link HTTP che link che usavano l’allora popolare protocollo Gopher, che funzionava attraverso menu di ipertesti presentati come file system piuttosto che attraverso file HTML. I primi utenti del web navigavano attraverso le pagine di siti popolari o attraverso liste continuamente aggiornate di nuovi siti. Alcuni siti erano indicizzati da WAIS, che permetteva ricerche full-text con risultati simili a quelli che sarebbero stati forniti dai motori di ricerca.
Fino al 1988 ogni uso commerciale era espressamente vietato. La mancanza di protocolli abbastanza sicuri da garantire le transazioni finanziarie e il pubblico ancora relativamente ristretto impedirono l’affermarsi del mercato in rete nei primi anni novanta.
Ma alla metà del decennio, con il diffondersi dei browser grafici e dei protocolli HTTPS, tutto questo cambiò. Nel 1995 Internet aveva circa 18 milioni di utenti: con il crescere del numero delle persone connesse al web la presenza online divenne, entro la fine del millenio, un elemento importante del marketing di ogni grande azienda. Nel 1995 Amazon e e eBay fecero la loro comparsa online, inaugurando la vera esplosione dell’e-commerce che avrebbe avuto luogo negli anni successivi. L’entusiasmo per il nuovo mezzo di comunicazione e tassi di interesse particolarmente bassi favorirono, alla fine del millenio, la nascita di innumerevoli start-up legate al web, soprattutto negli Stati Uniti. Le compagnie legate a Internet conobbero investimenti ingenti e veloci, spesso concessi senza l’adeguata attenzione alla realisticità dei piani finanziari e commerciali. Nel 1999 ebbero luogo negli Stati Uniti 479 offerte pubbliche iniziali (IPO); 117 delle aziende coinvolte raddoppiarono il proprio valore nel giorno stesso del loro debutto in borsa.La fusione tra America Online e Time Warner, avvenuta nel 2000, sembrava sancire il successo commerciale definitivo del web.
La bolla dot-com scoppiò nel 2001, dando inizio a una recessione globale e determinando il fallimento di molte start-up e la chiusura di molti siti web. I siti che sopravvissero a tale evento contribuirono alla formazione del nuovo web. L’arrivo dei social come MySpace e Facebook, per citare i primi nomi, determinò ulteriormente il grande cambiamento che approdò poi al Web 2.0 e a tutte le altre differenze formulando il mondo del web come lo conosciamo oggi.
Il 6 agosto 1991 venne rilasciato il primo sito Web e da quel momento la condivisione di informazione ebbe una crescita enorme andando a plasmare tutto ciò che conosciamo oggi.
Negli ultimi anni l’industria dell’automobile e l’informatica, due mondi agli antipodi hanno unito le forze arrivando a alla creazione di sistemi sempre più efficienti di aiuti alla guida, sistemi di navigazioni con alta efficacia, e interfacce utente molto funzionali per ogni esigenza.
Secondo Forbes, entro i prossimi 4-5 anni cominceremo a vedere le prime auto senza guidatore, veicoli in grado di muoversi (almeno inizialmente) in completa autonomia su strade dritte e prive di traffico. Queste vetture saranno in grado di vedere gli ostacoli prima del guidatore, aggirandoli o frenando autonomamente per mezzo di un apposito sistema di sensori e telecamere già in uso su alcune modelli attuali. In caso di furto, l’auto potrà essere bloccata a distanza grazie a una tecnologia di controllo remoto che è già divenuta realtà negli USA grazie al servizio OnStar Auto Security.
La vera rivoluzione riguarderà tuttavia la trasformazione delle automobili in veri e propri dispositivi smart, sempre connessi alla rete e dotati di sistemi di infotainment sviluppati in collaborazione con le principali realtà dell’industria informatica. Questo è l’obiettivo della Open Automotive Alliance, una joint venture di 28 costruttori automobilistici e numerose aziende informatiche che renderà le auto sempre più sicure e connesse grazie all’ausilio del sistema operativo Android.
La tecnologia IoT (internet delle cose) sta modificando ed evolvendo la maggior parte degli oggetti di uso comune rendendoli tecnologici, informativi tramite le app di monitoraggio.
Siamo eccitati nel vedere un futuro in queste risorse e curiosi nel conoscere cosa il futuro ci riserverà!
Brindiamo al web e al suo primo sito internet.