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Lo sapevi? ep 8

Lo sapevi? ep.8

Lo sapevi? ep.8″

Lo sapevi che:

il GPS ha ridotto il numero di incidenti stradali?

Lo sapevi? ep.8

Da quando è stato reso disponibile al pubblico, il GPS è diventato uno strumento indispensabile per la navigazione di tutti noi.

Tuttavia, in pochi sanno che è stato, e continua ad essere tutt’ora, uno strumento fondamentale per la sicurezza stradale.

In questo articolo, esploreremo la storia della sua invenzione, le sue applicazioni nella prevenzione degli incidenti stradali e alcune delle possibili applicazioni future che potrebbero migliorare ulteriormente sia la navigazione, che la sicurezza su strada.

La storia e il funzionamento del GPS

La storia dell’invenzione del GPS risale alla fine degli anni ’60, quando il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sviluppò questo sistema per scopi militari.

Inizialmente noto come NAVSTAR, venne sviluppato per garantire un sistema di navigazione preciso e sicuro per i velivoli militari e le truppe in missione.

Ma come funziona?

Il GPS sfrutta una rete di satelliti che orbitano attorno alla Terra in grado di inviare segnali radio ai rispettivi ricevitori sulla superficie terrestre.

Oggi i ricevitori GPS sono in grado di utilizzare questi segnali per determinare la loro posizione esatta sulla Terra con una precisione di pochissimi metri.

Le applicazioni nella prevenzione degli incidenti stradali

Solamente negli anni ’90 è stato reso disponibile anche per l’uso civile, grazie alla riduzione dei costi e all’aumento della sua precisione, andando a rivoluzionare fin da subito il modo in cui ci muoviamo e ci orientiamo nello spazio.

Oltre al guidare milioni di persone ogni giorno in tutto il mondo, uno dei maggiori benefici del GPS è stato il suo contributo nella prevenzione degli incidenti stradali.

Scopriamo insieme quali sono i punti principali:

Navigazione assistita: possono fornire indicazioni precise sulla direzione da seguire in tempo reale.

Basti pensare che con il suo avvento, il conducente non è più tentato di cercare le indicazioni stradali su delle mappe mentre è alla guida (come purtroppo prima spesso accadeva).

In questo modo l’attenzione del conducente può concentrarsi sulla sola strada, andando a diminuire così il rischio di errori alla guida.

Monitoraggio della velocità: alcune applicazioni GPS possono monitorare la velocità del veicolo e avvertire il conducente quando supera i limiti di velocità.

Ciò contribuisce a ridurre il rischio di incidenti legati a questo ambito specifico.

Tracciamento dei veicoli: se abbinato ai sensori dell’auto e ad un’assistenza adeguata, il GPS può essere utilizzato per tracciare la posizione dei veicoli allo scopo di intervenire prontamente in caso di incidenti.

Pianificazione del percorso più opportuno: i sistemi di navigazione GPS possono suggerire i percorsi più sicuri per raggiungere la destinazione desiderata.

Ciò può ridurre il rischio di incidenti stradali causati da strade con traffico intenso, scarsa illuminazione, difficili da navigare o qualunque altro parametro che il navigatore consente di impostare

Alcune possibili applicazioni future

Mentre il GPS ha già avuto un impatto significativo sulla prevenzione degli incidenti, ci sono alcune possibili applicazioni future (non ancora completamente disponibili per il pubblico) che potrebbero migliorare ulteriormente la sicurezza su strada:

il “Vehicle-to-vehicle communication” (V2V): un sistema che consente ai veicoli di comunicare tra loro in tempo reale.

Sfruttando la posizione, la velocità e la direzione di marcia dei veicoli, si creerebbe una rete di informazioni in grado di aiutare a risolvere i problemi legati alla mancata attenzione degli altri conducenti o al cambio improvviso di corsia.

Il “Vehicle-to-infrastructure communication” (V2I): un sistema che permette ai veicoli di comunicare, sempre in tempo reale, con infrastrutture stradali (come semafori, segnali stradali, ecc.).

In questo modo diventa possibile ottenere informazioni anche sul traffico e sulle condizioni della strada, aiutando a prevenire gli incidenti causati dalla mancanza di visibilità o da un malfunzionamento dei segnali stradali.

In conclusione, il GPS ha avuto un impatto significativo sulla prevenzione degli incidenti stradali e continuerà ad avere un ruolo importante nella sicurezza su strada in futuro.


D’altronde, abbiamo solo iniziato a scalfire la superfice di tutte le potenzialità che questa incredibile tecnologia è in grado di offrire, specialmente nell’ambito della sicurezza stradale.

La sua evoluzione continua ci darà sicuramente la possibilità di rendere le nostre strade ancora più sicure e affidabili in futuro.

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Lo sapevi ep.2 – Chi è stato il primo a fare un viaggio in auto?

Lo sapevi ep.3 – Occhio a sbattere le portiere se ti trovi in svizzera.

Lo sapevi ep.4 – L’auto elettrica è davvero un’invenzione moderna?

Lo sapevi ep.5 – Il Tergicristallo è nato durante una bufera di neve.

Lo sapevi ep.6 – 10 invenzioni dell’automotive firmate dagli italiani

Lo sapevi ep.7 – La prima multa per eccesso di velocità della storia


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Come sono cambiati i Materiali

Come sono cambiati i Materiali: dal legno al carbonio: l’evoluzione dei materiali nella costruzione delle automobili.

In questo articolo scopriremo come sono cambiati i materiali e l’evoluzione che hanno avuto nel corso degli anni e come potrebbero evolversi ancora in futuro.

Nel corso dei decenni sono stati sviluppati e utilizzati i materiali più disparati, ognuno con i propri vantaggi e svantaggi.

La scelta dei materiali da utilizzare nel settore automobilistico è un aspetto fondamentale.

come sono cambiati i materiali

I Primi Materiali

Nelle prime automobili, i telai erano costruiti con una struttura in legno e ricoperti con pannelli di metallo.

Questa combinazione rendeva la carrozzeria leggera e flessibile, ma non resistente alle intemperie e, di conseguenza, necessitava una manutenzione costante.

Con l’avvento dell’era industriale, si iniziarono a cercare delle alternative e negli anni ’30 il metallo, in particolare l’acciaio, divenne il materiale predominante.

Questo offriva una maggiore resistenza e durata rispetto al legno, ma rimaneva ancora soggetto alla corrosione.

Anni ’50 e ’60

Negli anni ’50 e ’60, ci fu il primo tentativo di utilizzare un materiale composito nell’industria automobilistica, stiamo parlando della fibra di vetro.

Questa garantiva grande leggerezza ed un’ottima capacità di resistenza alla corrosione, il problema principale era l’eccessiva cura che questo materiale richiedeva durante la sua lavorazione, infatti, se non trattato correttamente o se non impiegato nel modo adeguato, può risultare fragile.

Per questo il suo utilizzo venne limitato quasi unicamente alle vetture sportive (come l’iconica Corvette Stingray).

Anni ’70 e ’80

Negli anni ’70, si iniziò ad utilizzare l’acciaio inossidabile; questo migliorò notevolmente la resistenza alla corrosione rispetto all’acciaio normale.

A scapito di un aumento di peso complessivo della carrozzeria e soprattutto di un incremento di costi di produzione, elementi che ne impedirono l’utilizzo su larga scala.

A partire dal decennio successivo, l’industria automobilistica iniziò ad impiegare l’alluminio.

I principali vantaggi di questo metallo sono la sua leggerezza e la sua resistenza alla corrosione.

Tuttavia, come abbiamo già visto per l’acciaio inossidabile, l’alluminio aveva costi di produzione relativamente alti che gli hanno impedito di diventare il nuovo materiale di riferimento nel settore, almeno per il momento.

Acciaio

Al giorno d’oggi, molte delle componenti di un’autovettura sono ancora prodotte in acciaio.

Robusto, rigido, economico e di facile lavorazione, l’acciaio odierno si discosta molto da quello impiegato negli anni ’30.

Con l’evoluzione del settore automobilistico si sono evoluti anche i materiali utilizzati e, nel corso degli anni gli scienziati (oltre a risolvere il problema legato alla corrosione trattando l’acciaio), hanno scoperto come modificare la sua microstruttura per renderlo più forte, resistente e sicuro.

È altresì vero che sempre più componenti vengono realizzate in leghe più leggere dell’acciaio, come l’alluminio e si prevede che possano incrementare ulteriormente nei prossimi anni.

Per esempio, FCA collabora nello sviluppo di leghe di alluminio innovative per aumentare la sicurezza, migliorare l’efficienza e ridurre le emissioni di CO2.

Negli ultimi anni

Infine, negli ultimi anni, l’industria automobilistica ha iniziato ad utilizzare materiali compositi, tra cui la fibra di carbonio e le resine.

I vantaggi principali di questi nuovi materiali sono: la maggiore resistenza meccanica e alla corrosione, l’incredibile leggerezza e l’ampia possibilità di personalizzarne forma e struttura.

Tuttavia, i materiali compositi hanno ancora degli svantaggi legati al fattore economico-produttivo, poiché sono estremamente costosi da realizzare e richiedono una tecnologia ed una manodopera incredibilmente specializzata.

Come già accaduto in passato, quando un materiale possiede caratteristiche tanto performanti quanto costose, viene destinato ad autovetture sportive di altissima fascia.

Tuttavia, bisogna dire che negli ultimi anni i costi di produzione dei materiali compositi stanno diminuendo ed il loro uso sta diventando sempre più comune in svariati settori.

In conclusione, la costante evoluzione dei materiali impiegati nel corso degli anni, ha migliorato in modo eccezionale la sicurezza, l’efficienza e la sostenibilità delle autovetture.

Inoltre, con l’avvento di nuove tecnologie emergenti come i materiali biodegradabili e intelligenti, ci sono grandi opportunità di continuare ad innovare ancora il settore.

Chissà che il futuro dei materiali impiegati nei mezzi di trasporto possa essere qualcosa che si scosti completamente da ciò che è stato utilizzato fino ad ora!

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AUTO DEL MESE NUOVA KONA

AUTO DEL MESE NUOVA KONA

L’Auto di questo mese è NUOVA KONA, che dal 2017 è tra i best seller dei crossover europei di segmento B, e dopo il restyling di metà carriera del 2020 Hyundai Kona arriva alla sua seconda generazione, che punta alla praticità e al minimalismo.

Hyundai Kona era già disponibile nella versione Elettrica e Ibrida. Ad oggi con questo nuovo modello, è disponibile sempre in versione Elettrica ed anche nella versione a Combustione.

Le motorizzazioni disponibili

Nuova Kona offre sempre una gamma di motorizzazioni tra le più complete sul mercato, dai motori a benzina elettrificati fino all’elettrico puro.

Con questo nuovo restyling i tecnici Hyundai hanno dato la precedenza alla versione elettrica, soprattutto per quanto riguarda il design, la gestione della potenza a bordo e l’aerodinamica.

Ma in gamma ovviamente saranno ancora presenti le versioni a benzina e full hybrid.

Nuova Hyundai KONA è realizzata su una evoluzione della precedente piattaforma, ne mantiene infatti i motori a benzina:

  • 3 cilindri mild hybrid da 120 cv
  • 1.6 4 cilindri full hybrid da 141 cv (anche in allestimento sportivo N-Line).

La EV offre due opzioni di batteria:

  • Standard Range, da 48,4 kWh con una potenza di 218 cv e 255 Nm e un’autonomia di 342 km
  • Long Range, da 65,4 kWh con una potenza di 156 cv e 255 Nm e un’autonomia di 490 km

Supporta la ricarica rapida fino a 350 kW e può passare dal 10 all’80% della batteria in 41 minuti.

Per facilitare le operazioni di ricarica, l’auto ha una luce LED all’interno dello sportellino e lo sportellino stesso è riscaldato per funzionare anche a temperature di -30°C.

Dimensioni e Design

Il cambiamento più evidente risiede nelle dimensioni, poiché la lunghezza della vettura è aumentata di 14 cm rispetto alla precedente generazione, portandola a 4,35 m.

Nonostante sia ancora classificata come B-SUV, la nuova Kona si avvicina di più alle auto di segmento C, con una larghezza di 1,83 m e un’altezza di 1,58 m.

Il risultato è una maggiore presenza su strada e un aspetto estremamente futuristico, caratterizzato dall’abbinamento di forme morbide a superfici squadrate e dalla linea LED che attraversa tutto il frontale.

Inoltre, le versioni elettriche presentano un’illuminazione anteriore e posteriore a “pixel”, un design che richiama le altre vetture EV del marchio come la Ioniq 5 e la Ioniq 6.

In sostanza, la Nuova Kona ha un look che non passa inosservato (soprattutto nell’allestimento sportivo N-Line).

Come cambia l’abitacolo

Le dimensioni maggiori della carrozzeria di Nuova Kona si riflettono nell’abitacolo: le dimensioni sono cresciute rispetto alla precedente versione, offrendo un abitacolo più spazioso per i passeggeri e un bagagliaio più capiente che raggiunge i 466 litri.

La plancia è caratterizzata dalla presenza di due schermi da 12,3 pollici ciascuno e da un head-up display da 12 pollici.

L’infotainment, dotato di navigazione, può essere aggiornato over-the-air e consente la visualizzazione nitida del Surround View Monitor.

Hyundai ha migliorato la disposizione dei comandi e ha introdotto porta bicchieri girevoli a scomparsa nel tunnel centrale.

I sedili, realizzati con materiali ecosostenibili, presentano una struttura con funzione relax per aumentare il comfort durante i viaggi più lunghi.

ADAS e dotazioni di sicurezza

La Nuova Kona ha una completa dotazione di sistemi ADAS e di guida assistita, tra cui il Driver Status Monitor (che utilizza la telecamera posizionata sul cruscotto per analizzare il volto del conducente e avvisarlo in caso di distrazioni in situazioni di potenziale emergenza).

Il Blind Spot View Monitor (che proietta sul quadro strumenti l’immagine del lato posteriore dal quale è in arrivo un veicolo) e il Remote Smart Parking Assist (che consente alla Kona di muoversi avanti e indietro (nelle sole versioni EV ed HEV) tramite dei comandi presenti sulla chiave).

Inoltre nuova Kona può essere bloccata e sbloccata tramite la Digital Key 2 Touch (le portiere si aprono o si chiudono avvicinandosi o allontanandosi dalla vettura).

AUTO DEL MESE Mazda MX-30 R-EV


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Vintage GP: ep. 10

Vintage GP: ep. 10
Vintage GP: ep. 10
Vintage GP: ep. 10 Land Rover Defender

Vintage GP: ep. 10 – Land Rover Defender

Vintage GP: ep. 10. Inarrestabile, iconica e capace di arrampicarsi anche su muri. Oggi vi porteremo alla scoperta di un’avventura lunga ben 70 anni: questa è la storia del Land Rover Defender.

Vintage GP: ep. 10

LA NASCITA DEL LAND ROVER

La storia del Defender ebbe inizio nel dopoguerra, quando il governo britannico impose alla Rover Company (un produttore di auto di lusso) di costruire veicoli più economici per agevolare le esportazioni in quegli anni difficili.

La Rover decise di rispondere a questa richiesta creando un veicolo versatile e resistente, adatto sia all’agricoltura che all’uso militare.

La progettazione e la realizzazione del veicolo vennero affidate a Maurice Wilks, che, ispirato dalle Jeep Willys utilizzate dall’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale, creò un prototipo di fuoristrada utilizzando la struttura della Willys come base.

Maurice Wilks

L’anno successivo, il 30 aprile 1948, il nuovo modello fu presentato al pubblico al Salone dell’Auto di Amsterdam, col nome “Land Rover Series I“: un fuoristrada che aveva tre punti di forza:

  • la trazione integrale, ideale per affrontare terreni accidentati
  • la carrozzeria in alluminio, che oltre ad essere meno esposta alla corrosione, non era soggetta alle restrizioni imposte dal governo britannico in quel periodo.
  • il telaio a longheroni, che abbinato alla carrozzeria in alluminio rendeva il mezzo leggero e resistente.
Land Rover series 1

IL SUCCESSO E LE PRIME EVOLUZIONI

Il Series I suscitò un grande successo tra il pubblico: negli anni ’50 e ’60 divenne molto popolare tra gli agricoltori, gli esploratori e le forze armate di tutto il mondo, e nel 1958 venne lanciata la versione aggiornata: la Land Rover Series II, che si contraddistingueva per una carrozzeria più grande e confortevole.

Land Rover series 2

Negli anni ’70, il numero di Land Rover prodotti raggiunse il traguardo di un milione di veicoli venduti sia a clienti privati che all’esercito.

Nel 1971, venne lanciata la terza generazione del veicolo, ovvero il Land Rover Series III, che presentava una serie di miglioramenti tecnici, tra cui un nuovo motore a benzina a sei cilindri.

DALLA SVOLTA AI GIORNI NOSTRI.

Tuttavia, il vero punto di svolta arrivò nel 1983, quando all’aggiornamento per la quarta generazione, Land Rover lanciò due nuovi modelli: 90 e 110, che erano dotati di una nuova carrozzeria e di un nuovo telaio a traliccio che li rendeva ancora più resistenti.

Inoltre, il motore a diesel fu ulteriormente sviluppato, migliorando le prestazioni e riducendo le emissioni.

Negli anni ’90, il fuoristrada prese il nome di “Defender” (in onore del suo largo utilizzo in campo militare) e continuò ad evolversi fino alla sua ultima evoluzione nel 2016, che venne poi prodotta fino al 2016, quando la Land Rover decise di interrompere la produzione del veicolo a causa delle nuove normative sulle emissioni.

La storia del Defender è una testimonianza della capacità di adattamento e innovazione della Rover Company, che ha saputo creare un veicolo che è diventato un’icona della cultura popolare e un simbolo di resistenza e affidabilità. Ancora oggi, il Defender è ambito e sfruttato, continuando ad affrontare le zone più estreme e impervie di tutto il mondo.

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Intelligenza Artificiale e Guida Autonoma

Intelligenza Artificiale e Guida Autonoma

Intelligenza Artificiale e Guida Autonoma

L’intelligenza Artificiale è ormai sulla bocca di tutti e sempre più settori hanno cominciato ad approcciarsi a questa grande realtà e il mondo dell’Automotive non poteva di certo rimanere indietro.

Negli ultimi anni, molte case automobilistiche e aziende tecnologiche, stanno lavorando alla guida autonoma, utilizzando una combinazione di sensori, telecamere, radar e la famosa intelligenza artificiale!

La guida autonoma potrebbe rivoluzionare il modo in cui guidiamo le auto, eliminando la necessità per il conducente di controllare il veicolo e potenzialmente riducendo il numero di incidenti stradali.

Le tecnologie di guida autonoma utilizzando una vasta gamma di sensori, uniti all’intelligenza artificiale per rilevare e monitorare l’ambiente circostante e le condizioni della strada.

Questi dati vengono raccolti e analizzati per permettere al sistema di riuscire a spostarsi tra diverse destinazioni senza necessità di un intervento umano, su strade che non siano state preadattate.

La guida autonoma è ancora in fase di sviluppo e miglioramento, ma alcune case automobilistiche stanno già offrendo funzionalità di guida semi-autonoma, come l’assistenza alla frenata d’emergenza, il mantenimento della corsia e il controllo della velocità.

Si prevede che la guida autonoma potrà essere impiegata su larga scala entro pochi anni, una volta superati gli ostacoli tecnologici normativi.

I livelli di automazione:

Attualmente sulla base della classificazione fornita dalla Society of Automotive Engineers (SAE), ci sono 6 livelli di automazione:

  1. Veicoli privi di sistemi qualsivoglia sistema di assistenza alla guida
  2. Veicoli che adottano sistemi di assistenza al conducente
  3. Veicoli che adottano sistemi di “automazione parziale”
  4. Veicoli che adottano sistemi di automazione in scenari predefiniti
  5. Veicoli ad elevata automazione che, in molti casi, prescindono dal conducente
  6. Veicoli completamente autonomi che fanno a meno del conducente

Già diverse case automobilistiche sono in grado di offrire al pubblico veicoli di categoria “SAE 3- Ready”, purtroppo però la legislazione italiana non riconosce ancora la possibilità di immatricolazione di veicoli che superino il grado di automazione individuato come “SAE 2”.

Con la nascita di ogni nuova tecnologia, nascono anche tanti dubbi e perplessità, la guida autonoma solleva anche alcune questioni etiche e di sicurezza.

Ad esempio, come gestire la responsabilità legale in casa di incidenti con veicoli a guida autonoma?

Come garantire la sicurezza dei passeggeri e degli altri utenti della strada?

Come garantire l’etica delle decisioni prese dall’algoritmo di intelligenza artificiale, in caso di situazioni di emergenza?

Nonostante queste sfide, la guida autonoma rappresenta una delle principali novità del mondo automotive e potrebbe avere un impatto significativo sulle nostre vite e sulle nostre città.

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AUTO DEL MESE Seat Mò 125

AUTO DEL MESE Seat Mò 125

AUTO” DEL MESE Seat Mò 125

Ormai la scelta è definitiva: il parlamento europeo ha approvato il blocco delle nuove targhe di veicoli a benzina e diesel dal 2035, al fine di ridurre le emissioni di gas serra e l’inquinamento atmosferico.

Questa scelta ha portato molte case automobilistiche a investire nello sviluppo dei veicoli elettrici a emissioni zero e sulla mobilità sostenibile.

La risposta di Seat non è una automobile, ma bensì uno scooter: il Seat MO 125.

140 KM DI AUTONOMIA PER SPOSTARSI COMODAMENTE IN CITTA’

Nata dalla partnership tra Seat e Silence il Mò è uno scooter compatto, ma non ristretto, con i suoi 1427 mm di interasse e il suo peso di 150 kg ben bilanciato.

Il suo motore sincrono a magneti permanenti, alloggiato nella ruota posteriore, eroga 12 cv (equiparabili alla potenza di un 125 endotermico) ed essendo omologato L3 è guidabile con patente B.

La batteria da 5,6 Kw/h garantisce un’autonomia di 137 km e spinge il Mo 125 da 0 a 50 km/h in soli 3,9 secondi fino a una velocità massima limitata di 95 km/h.

L’erogazione può essere gestita da tre modalità di guida:

  • ECO, per massimizzare l’autonomia della batteria
  • CITY, per bilanciare prestazioni e consumo della batteria
  • SPORT, per il massimo delle prestazioni

Inoltre la batteria è estraibile e può essere utilizzata per caricare anche altri dispositivi (come il telefono), e la ricarica si effettua attraverso la presa Shuko domestica in 6/8 ore.

MASSIMA CONNETTIVITA’ E PRATICITA’

Seat Mò 125 non è solo green, ma anche smart.

Lo scooter ha piena connettività con l’app MySeat, che oltre a permettere l’accensione e l’apertura del vano sottosella da la possibilità di avere in tempo reale la posizione geolocalizzata e i dati sulla batteria.

NON SOLO PER LA CITTA’, MA ANCHE PER LA PISTA: SEAT Mò 125 PERFORMANCE

Da inizio anno inoltre Seat ha lanciato anche la versione potenziata e sportiva del Mò 125: Seat Mò 125 Performance.

La versione Performance si distingue dalla versione standard per alcune modifiche estetiche, come l’introduzione di due nuove colorazioni (Barcellona Grey e Tarifa Blue) e una sella con rivestimento in alcantara realizzata da Shad.

Inoltre, la dinamica di guida è stata migliorata con alcuni accorgimenti tecnici, tra cui l’adozione di bilancieri e manubrio specifici e la nuova forcella con finitura dorata rivista da Andreani abbinata al nuovo ammortizzatore posteriore regolabile realizzato da Ohlins.

L’impianto frenante è stato maggiorato da Galfer e ora il sistema, oltre ad avere 15 cv, ora dispone della funzione “E-Boost”.

Questa funzione si attiva dopo gli 80 km/h tenendo premuto il pulsante Mode e che permette allo scooter di raggiungere una velocità massima di 105 km/h.

In sintesi, la Seat MO 125 Performance rappresenta la scelta ideale per chi cerca un’esperienza di guida sportiva e dinamica senza compromettere la sostenibilità.

UNA PERFORMANCE DA RECORD.

Grazie alle sue modifiche tecniche ed alla nuova funzione “E-Boost”, Seat Mò 125 Performance è stato protagonista di ben due record.

Il 4 e il 6 ottobre 2022 A Zuera, in Spagna, durante due sessioni di test di durata sono stati segnati due primati per la maggior distanza percorsa da una sola persona in 24 ore (1158 km) e per la maggior distanza percorsa da un team di 5 persone (1430 km).

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Lo sapevi? ep 7

Lo sapevi? ep.8

Lo sapevi? ep.7

Lo sapevi? ep.7

Lo sapevi? ep.7″.

La prima multa per eccesso di velocità della storia:

Come tutto è iniziato.

Lo sapevi? ep.7

Fa male dirlo ma tutti almeno una volta abbiamo preso una multa, una di quelle più gettonate è sicuramente quella per eccesso di velocità.

Vi siete mai chiesti qual è stata la prima multa della storia? Noi si e adesso ve lo raccontiamo!

La storia

Il 28 gennaio 1896 a East Peckham, piccolo villaggio del Kent inglese, fu emessa la prima multa della storia per eccesso di velocità!

Il conducente spericolato era il Sig. Walter Arnold, che correva a ben 13 km/k in una zona urbana dove il limite era di 3 km/h (mentre nelle strade statali si potevano raggiungere i 6 km/h).

Arnold sfrecciava a bordo della sua Benz importata dalla Germania un anno prima.

Sfortunatamente passò proprio davanti a un poliziotto che lo inseguì e raggiunse in bicicletta.

Così il Sig. Arnold si aggiudicò la prima sanzione della storia per aver superato il limite consentito di 10 km/h.

Tutto calcolato?

Il protagonista della vicenda è parente di William Arnold, fondatore della omonima Casa automobilistica Arnold Motor Carriage e per questo sottile particolare si pensa che l’episodio sia stato in realtà voluto: al fine di sponsorizzare le auto della casa automobilistica che sarebbero uscite pochi mesi dopo.

Naturalmente queste sono tutte congetture mai confermate, se fosse stato così, sarebbe stata sicuramente una mossa pubblicitaria molto interessante.

È logico che ormai 126 anni dopo leggere di questo episodio e di queste cifre, fa sicuramente sorridere.

Ma dobbiamo considerare che in quegli anni eravamo agli albori dell’era dell’automobile, c’erano altri mezzi, altre regole, tanto che il concetto di “automobile” era completamente diverso da quello che intendiamo noi oggi.

Con la scoperta delle prime auto, l’uomo incorreva anche in tanti dubbi, incertezze e pericoli che potevano esserci. Non c’erano motorizzazioni potenti, quanto semmai erano solo delle semplici combustioni.

Per questo motivo e per questi dubbi, andare a 13 km/h in una strada con un limite di 3 km/h era considerato più che pericoloso.

Con le dovute proporzioni è come se oggi una persona al volante si mettesse a guidare a oltre 200 km/h nel centro di Bologna. Sarebbe una Follia!

Abbiamo deciso di raccontarvi questo storia non solo per farvi sorridere ma anche per ricordavi quanto è importante come ci comportiamo quando siamo al volante.

Comportarsi nel modo giusto e rispettare le regole della strada è la cosa più importante!

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Vendite automotive 2022

vendite automotive 2022

Vendite automotive 2022

Come ha chiuso questo 2022 il mondo dell’Automotive?

Siamo già nel 2° mese di questo 2023, ma guardiamoci indietro e vediamo come si è concluso il 2022 per il settore dell’Automotive.

Vendite automotive 2022

Bisogna ammettere che il 2022 non è stato tutto rose e fiori per le concessionarie e per il mercato delle Auto.

Si può dire però che il mese di Dicembre è il sesto mese consecutivo che si chiude in maniera positiva.

La crescita accelera di un +21% grazie anche alle 104.915 nuove immatricolazioni registrate, rispetto alle 86.717 immatricolazioni registrate a Dicembre 2021.

Si conferma anche una grande crescita dei privati con un +7,4%; purtroppo però le autoimmatricolazioni confermano un calo del -16,3% e chiudono l’anno a -16,6%.

In forte crescita è l’ambito dei Noleggi, si parla dei Noleggi a Lungo Termine con grande +81% che vede chiudere il 2022 a +18,8% e in recuperò a Dicembre anche il campo dei Noleggi e Breve Termine con il +85,5%, ma non basta a chiudere l’anno in positivo e si ferma a un -17%.

Le vendite del 2022 divise per Alimentazione.

Parlando anche di Alimentazione, il diesel e la benzina raddoppiano in crescita ma non riescono a chiudere del tutto in positivo il 2022.

Non si può dire lo stesso del GPL che chiude dicembre con +40,9% e tutto l’anno a +10,2%, mentre il metano scende ancora di più.

Nell’ambito dell’Elettrificazione si vede che in dicembre, le auto alla spina coprono il 9,4% delle preferenze, con le elettriche pure a -25,9% e le plug-in hybrid a -4,6%, categorie che nell’intero anno chiudono rispettivamente a -26,6% e a -2,7%.

Molto dinamiche le ibride autoricaricabili, che chiudono il 2022 guadagnando oltre 5 punti di quota, con un +18,5% per le full hybrid e un +2,6% per le mild hybrid.

Per concludere questa veloce analisi dell’Andamento del Mercato Automotive, si conferma la crescita a doppia cifra di tutti i segmenti di vetture, ad eccezioni delle city car.

Le utilitarie nel totale dell’anno guadagnano 1,7 punti al 39,3% di quota, mentre il segmento C conferma il 29,7% del totale, il segmento D sale al 13,3%, l’E al 2,2% e l’alto di gamma allo 0,4%.

Per categorie di auto si può anche dire che i crossover e fuoristrada guadagnano oltre 5 punti, al 53,7% del totale (i primi al 43,2%, gli altri al 10,5%).

Le berline perdono 4,6 punti e scendono al 39,6% di quota e le station wagon si fermano al 3,4%.

Dai uno sguardo alle nostre promo del mese.

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Vintage GP: Volkswagen Maggiolino

Vintage GP: Volkswagen Maggiolino
Vintage GP: Volkswagen Maggiolino

Vintage GP: Volkswagen Maggiolino

È un’auto fuori dal tempo, nata come il sogno di un sanguinoso dittatore, per poi diventare simbolo di pace e amore in tutto il mondo. Questa è l’auto Vintage GP: Volkswagen Maggiolino (o Beetle)

Ha battuto centinaia di record in più di 60 anni di onorata carriera con oltre 21 mln di esemplari prodotti e ancora oggi è un’icona della cultura pop.

Oggi vi raccontiamo la storia di un mito che oggi tutti conosciamo come Maggiolino Volkswagen.

Vintage GP: Volkswagen Maggiolino

La motorizzazione della Germania

È il 1934, e in Germania il popolo non se la passava molto bene.

Quell’estate Adolf Hitler prese il potere dopo che il presidente Hindenburg morì a 87 anni, e tra le prime richieste che vennero ordinate ci fu quella di “motorizzare la Germania”.

Per dare vita al progetto, il governo tedesco assunse l’ingegnere di auto da corsa Ferdinand Porsche (lo stesso che fondò poi l’omonima casa automobilistica, che fondò la casa automobilistica Volkswagen (in italiano  “auto del popolo”).

Vintage GP: Volkswagen Maggiolino

Il compito che venne assegnato a Porsche era quello di realizzare un’automobile che la famiglia media poteva permettersi:

  • Piccole dimensioni ma allo stesso tempo di grandezza sufficiente da ospitare quattro persone comodamente;
  • Semplice da usare e mantenere ovunque;
  • Di una durevolezza sufficiente ad accompagnare la famiglia per molto tempo.

Il design finale della carrozzeria rifletteva la tendenza dell’epoca per veicoli eleganti e rotondi, con il motore boxer raffreddato ad aria montato nella parte posteriore.

Questa soluzione però portò problemi alla Volkswagen perché Porsche avrebbe preso ispirazione dalla Tatra V570 (o T97), un prototipo della casa automobilistica cecoslovacca Tatra, che di conseguenza avrebbe citato a giudizio la casa tedesca.

Questa causa venne presa con filosofia dal Führer, che fece quello che qualsiasi dittatore avrebbe fatto se qualcuno gli avesse fatto causa per la sua auto: invase la Cecoslovacchia e prese il controllo della fabbrica della Tatra.

La KdF-Wagen

Quando il “design totalmente originale” venne completato la Volkswagen diede il via alla produzione della vettura che venne assegnata a un progetto governativo chiamato “Forza attraverso la gioia” (in tedesco “Kraft durch Freude!”)

La nuova automobile prese il nome di KdF-Wagen e per la sua realizzazione venne costruita una nuova fabbrica vicino a Fallersleben, e attorno venne costruita una città, che oggi si chiama Wolfsburg e ospita ancora la Volkswagen.

La produzione iniziò nel 1938, ma venne interrotta dopo soli 210 unità prodotte, per la necessità di Hitler di focalizzare l’industria tedesca per lo sforzo militare, che come tutti sappiamo portò alla seconda guerra mondiale e fece uscire la Germania.

Quando la seconda guerra mondiale giunse al termine nel 1945 la Germania ne uscì ridotta in un cumulo di macerie.

La fabbrica non fu risparmiata e venne distrutta nei bombardamenti.

Successivamente le forze di occupazione Britanniche incaricate dell’area, trovando le parti originali della linea di produzione del KdF-Wagen e provarono a venderle alle case automobilistiche inglesi, non avendo però un esito positivo.

Nel 1946 la fabbrica fu ricostruita e la linea di produzione venne rimontata, e da quel momento la vettura non sarebbe più stata KdF-Wagen, ma Volkswagen Type 1.

Il Soprannome “Maggiolino”

Nel 1949 la fabbrica venne ceduta a Heinz Nordhoff, e con il risollevamento della Germania dalle ceneri la Volkswagen iniziò a vendere la Type 1 in tutta l’Europa occidentale, dove si guadagnò per la prima volta il soprannome di “Maggiolino” (Beetle).

Le vendite nell’Europa del dopoguerra procedevano a fatica, e in Volkswagen capirono che per vendere le loro auto avrebbero dovuto puntare a un mercato con una grande popolazione, molti soldi e in cui le strade non erano state fatte esplodere.

Così decisero di puntare all’America, dove però i primi sforzi furono fallimentari perché nessun concessionario statunitense voleva toccare la macchina perché il maggiolino era vista da tutti come la macchina dei nazisti.

Bisognerà aspettare il 1950 perché la VW riuscì a convincere alcuni concessionari ad accettare le loro auto, e contro ogni aspettativa il piccolo Maggiolino iniziò a vendere grazie a tre fattori:

1) il suo prezzo molto più economico e conveniente della maggior parte delle auto presenti sul mercato.

2) il fatto che fosse un mezzo robusto e affidabile anche su strade non asfaltate.

3) la manutenzione era relativamente semplice e poco costosa.

L’auto del popolo

Finalmente l’auto del popolo divenne la scelta del popolo, tanto che nel 1955, dopo solo otto anni dalla sua entrata nel mercato la VW aveva già venduto un milione di Maggiolini.

Nel 1972, inoltre il maggiolino diventò l’automobile più venduta di sempre.

Nonostante il numero altissimo di vendite nel 1974, in vista della necessità di una sostituzione più moderna venne lanciata la Golf.

Quest’ ultima nonostante la stessa compattezza, economicità ed affidabilità produceva quasi il doppio della potenza del Maggiolino.

La transizione da Maggiolino a Golf avvenne abbastanza rapidamente in tutto il mondo.

Le uniche a continuare a richiedere il maggiolino furono Messico e Brasile, tant’è che il maggiolino continuò la sua produzione in Messico fino al 2003.

In totale la Volkswagen ha venduto 21 milioni di Maggiolini in tutto il mondo, e venne riportato in vita nel 1998 con la New Beetle che venne prodotta fino al 2019.

Il Maggiolino è una macchina che ha segnato un’epoca, diventando uno status symbol grazie alle sue comparse cinematografiche, come La saga di Herbie e Transformers.

Transformers

Che si tratti di guidare su strade o sulle dune può essere trovato in quasi ogni parte del mondo, è stato un boom di vendite ed ancora oggi è un’icona della cultura pop.

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AUTO DEL MESE Mazda MX-30 R-EV

AUTO DEL MESE Mazda MX-30 R-EV

Quella di Mazda è una storia intrecciata col motore rotativo, che ha fatto la storia della casa giapponese e che ha dato vita ad alcune delle auto sportive più blasonate dagli appassionati creando la nostra Auto del mese: Mazda MX-30 R-EV

Motore Wankel

Stiamo parlando della 787B, che ha portato Mazda a diventare il primo costruttore giapponese a vincere la 24 Ore di Le Mans, della RX-7, apparsa in Fast and Furious: Tokyo Drift, fino alla RX-8 che è stata l’ultima espressione del Wankel fino alla sua uscita di produzione nel 2012.

AUTO DEL MESE Mazda MX-30 R-EV

Oggi, 11 anni dopo dall’uscita di produzione il motore wankel, torna in gioco con un ruolo completamente diverso: trovandosi a bordo di nuova Mazda MX-30 e-Skyactiv R-EV.

La nuova versione ibrida plug-in dell’elettrica MX-30 in cui la base tecnica elettrica non cambia e il motore rotativo viene aggiunto in funzione di “range extender”, ovvero come unità termica che funge da generatore di corrente.

La macchina viene spinta soltanto dal motore EV, che può ricevere energia dalla batteria o direttamente dal motore rotativo, e il sistema ibrido eroga un totale di 170 CV (74 CV sono del solo motore termico da 830 cm3) e 260 Nm.

Grazie all’intervento del motore rotativo e al serbatoio di benzina da 50 litri, l’autonomia complessiva dichiarata è di 600 km, mentre quella elettrica pura è di 85 km nel ciclo WLTP (che possono arrivare a 110 in città).

La velocità massima (limitata) è di 140 km/h, mentre l’accelerazione 0-100 km/h è di 9,1 secondi.

FUNZIONAMENTO DEL SISTEMA

Il rotativo entra in azione quando è richiesta la massima potenza, l’elettricità che viene prodotta finisce immagazzinata in una batteria da 17,8 kWh di capacità, che va ad alimentare il propulsore elettrico.

TEMPI DI RICARICA

Mazda MX-30 R-EV si può ricaricare in corrente alternata fino a 11 kWh di potenza per caricare la batteria da 0 a 100% in circa un’ora e 40 minuti oppure 25 minuti in corrente continua fino alla potenza di 36 kWh.

Sfruttando un sistema rapido a 36 kWh, la MX-30 e-Skyactiv R-EV può passare dal 20 all’80% della carica in 25 minuti, mentre con le wallbox da 11 e 7,2 kW i tempi salgono rispettivamente a 50 e 90 minuti.

MODALITA’ DI GUIDA

Le modalità di guida disponibili sono tre:

Normale, che utilizza principalmente il motore elettrico, ma se viene richiesta più potenza entra in gioco anche il motore rotativo.

EV, che impiega solo l’energia prodotta dalla batteria finché questa non è scarica Se si preme a fondo l’acceleratore, comunque, la vettura attiva anche il rotativo per utilizzare tutta la potenza disponibile.

Ricarica, che permette di conservare l’energia della batteria (per esempio per muoversi in un’area residenziale) o per alimentare dispositivi elettrici quando la vettura è ferma.

ALLESTIMENTI E PREZZI

Esteticamente, la MX-30 R-EV si può riconoscere dalla MX-30 elettrica grazie ad alcuni dettagli, come il badge specifico sul portellone del bagagliaio, l’emblema del motore rotativo sui passaruota anteriori e il disegno esclusivo dei cerchi in lega da 18”.

Gli allestimenti disponibili sono quattro:

Prime Line da 38.150 euro

Advantage da 39.650 euro

Makoto da 41.400 euro

Edition R da 45.650 euro

OFFERTA DI LANCIO

Fino al 31 marzo, Mazda MX-30 R-EV si può acquistare col Welcome Bonus che prevede fino a 8.500 euro di sconto contando anche gli incentivi governativi in caso di rottamazione.

L’offerta include anche la formula “Get & Drive Smart” con inclusa l’assicurazione furto e incendio per 2 anni che prevede il solo versamento di un anticipo, senza dover pagare rate né interessi per i successivi 2 anni.


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